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Il cappotto “infeltrito” chiamato LODEN!

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colletto loden
il colletto a camicia

Siamo in inverno ore 7:30 del mattino. 

Fuori nevica e questo per quanto romantico possa essere, purtroppo non vi esenta dall’ andare al lavoro. 

Fareste di tutto per rimanere ancora dieci minuti davanti alla vostra calda colazione, ma è giunta l’ora di uscire. 

Che abbiate una cabina armadio (un vero e proprio lusso!) o un semplice appendiabiti all’ingresso, l’importante sarebbe trovarci appeso il cappotto dei vostri sogni, l’unico in grado di rendere più confortevole il vostro contatto con la neve.

Si vabbè ok… lo so! A questo punto mi direte che l’unica cosa che renderebbe più confortevole la vostra giornata sarebbe una bella coperta e un televisore da 55 pollici!  Ma siamo realistici non è così semplice!

Comprarsi un Loden invece si, è molto più semplice. Ma come tutti gli acquisti importanti, prima di essere concluso merita un certo approfondimento.

i profili delle maniche in pelle per proteggere il tessuto dall’usura

Cominciamo con il dire che nel medioevo il “panno di loden” (dall’arcaico tedesco “lodo” cioè balla di lana) era prodotto dai contadini delle Dolomiti e del Tirolo che filavano e tessevano nei loro masi. Il colore era grigiastro come la lana grezza delle loro pecore tirolesi. Divenne un tessuto di moda quando il lanificio dell’imprenditore viennese Josef Moessmer (che produce nel suo stabilimento di Brunico dal 1894) confezionò il primo mantello bianco per l’imperatore Francesco Giuseppe. In questo modo il loden, da panno di contadini, divenne tessuto per abiti da caccia e montagna per la nobiltà austroungarica.  Nonostante lo stile sia rimasto quasi intatto, negli anni le aziende hanno portato avanti una ricerca sui materiali per rimanere al passo con i tempi; lo stesso lanificio Moessmer, fornitore dei più grandi stilisti internazionali, nel 2010 ha creato il primo Loden ignifugo (resistente alle fiamme).

Passando al materiale, per chi non lo conoscesse (pochi), il loden è un tessuto di lana dall’aspetto caldo e morbido che talvolta viene mischiata a cashmere, mohair o alpaca per aumentarne il prestigio. 

Nella prima fase di lavorazione viene follato (infeltrito) e molto garzato, due operazioni che ne consentono rispettivamente l’impermeabilizzazione e la creazione del lato “peloso”. Le successive fasi di tinturarasatura e pettinatura, indirizzano e appiattiscono le fibre del pelo in un’unica direzione,  dando al tessuto quella caratteristica che permette alle gocce d’acqua o ai fiocchi di neve di scivolare meglio una volta caduti sul panno, aumentandone ulteriormente l’impermeabilità. Infine, per conferire al tessuto la sua particolare lucentezza viene lavorato in speciali essiccatoi. 

apertura loden

La tentazione di perderci nel dettaglio del racconto è tanta ma preferiamo invitarvi a visitare il museo del loden a Vandoies  dove avrete la possibilità di seguire l’intero procedimento di lavorazione. Noi ci siamo stati e vi posso garantire che vale davvero la pena spendere qualche euro per farsi raccontare al meglio la storia di questo prodotto. E poi scusate… ma Il fatto stesso che esista un museo dedicato a questo materiale pregiato vi dà già una dimensione di quanto questo tessuto, sia diventato nobile.

Tornando al cappotto, che poi è l’oggetto dell’articolo, Il modello classico si caratterizza per:

  • colletto a camicia
  • bottoni in pelle intrecciata
  • cinturini con bottone sul fondo manica 
  • lunga piega sul dietro che si apre dall’alto
  • tasche oblique

Le aperture sotto le ascelle e quelle sui lati favoriscono la traspirazione e l’accesso alle tasche dei pantaloni senza sbottonare il cappotto (un vero vezzo quando si passeggia in inverno e non si ha voglia di far entrare aria gelida all’ interno). L’ultimo dettaglio infine, è rappresentato infine, è rappresentato dalle fettucce di camoscio nel bordo interno delle tasche e delle maniche che oltre ad avere una valenza estetica servono a non sfibrarle.

Per quanto riguarda lo stile, il Loden (oggi il termine viene utilizzato quasi esclusivamente per descrivere il cappotto) richiama fortemente quello di studenti, intellettuali e borghesi degli anni 60/70. Qualcuno più superficiale sostiene che invecchia chi lo indossa, secondo noi è un “ever green” che è stato, è e sarà sempre un simbolo di sobria eleganza e classicità, capace di non passare mai di moda, insomma un “must” da tenere nel guardaroba a tutte le età. Qualcuno lo usa per andare a caccia, qualcuno per andare all’ opera, noi lo indossiamo anche per andare a lavorare. Sul colore la storia ha detto un po’ di tutto, si è passati dal grigio originario al bianco, dal rosso al nero per arrivare (fortunatamente) al blu e al grigio ma soprattutto al più famoso verde foresta… il preferito da chi scrive!

Giornalisti e politici, manager e capi di stato sono stati più volte fotografati indossando un Loden e hanno fatto di questo capo un vero e proprio status symbol. Mario Monti, Franco Frattini e Luca Cordero di Montezemolo sono solo alcuni nomi, ma potremmo elencarne molti altri. La stessa Michelle Obama, alla sua prima apparizione da First Lady ha sfoggiato, in quel caso un abito, in loden firmato Moessmer

Per gli amanti del cinepanettone “old style” vi ricordo che anche Carlo Vanzina in Vacanze di Natale ’83 ha fatto indossare il Loden al mitico Luca Covelli per sottolinearne l’appartenenza alla borghesia romana!

In Italia tra le maggiori aziende produttrici vi possiamo indicare Oberrauch Zitt e Lanificio Moessmer, ma prima di recarvi a Bolzano o Brunico ricordatevi il museo.

Se vi abbiamo fatto venire voglia di indossarlo, sicuramente queste giornate invernali si prestano molto bene. Se nel vostro guardaroba ancora non c’è, beh è quasi Natale…provate a scrivere la letterina!

Ciao

N

il bottone ricoperto di pelle
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