Nella primavera del 2018 ho avuto il piacere di partecipare all’anniversario di una delle cantine più giovani d’Italia.
Siamo in Toscana, ai piedi del pittoresco villaggio di Capalbio nella tenuta di Monteverro (“verro” indica il cinghiale, re incontrastato tra le specie animali di queste zone).
Nasce nel 2003 dal volere dei coniugi Georg e Julia Weber, un’azienda, si nuova, ma con le idee chiare: “Qualità prima di tutto”. Ci troviamo in una zona boschiva, molto vicina al mare e al confine con il Lazio. La brezza costante e l’alternanza di notti fresche a giornate più calde costituiscono le condizioni climatiche ideali per una crescita ottimale della vite.
Camminando ci si rende conto che il suolo è rosso e argilloso, con ciottoli erosi di origine calcarea; tutto questo lo si ritrova sin dal primo assaggio attraverso la mineralità che contraddistingue questi vini. La tenuta è circondata da oliveti e macchia mediterranea. La vite si estende su un’area di circa 40 ettari suddivisa in micro-particelle in ognuna delle quali è stato impiantato il vitigno più adatto per posizione/esposizione… i nostri amici francesi attenti all’etimologia della parola lo definirebbero un “terroir incroyable”.
Piccola divagazione, i coniugi Weber hanno cercato di minimizzare l’impatto ambientale spingendosi verso un agricoltura “sostenibile”, utilizzando si tecnologie all’ avanguardia, ma abbinandole a tutta una serie di lavori e passaggi manuali che vanno ad impreziosire il prodotto sfruttandone il potenziale qualitativo.
Di questa azienda abbiamo scelto di consigliarvi il: Terra di Monteverro 2015.
Un’annata scelta non a caso: le abbondanti piogge alternate a temperature miti e giornate soleggiate hanno portato ad un’ottima maturazione degli acini.
Ottenuto da 40% di cabernet sauvignon, 40% di cabernet franc, 15% di merlot ed un 5% di petit verdot, questo “nettare” viene affinato per 20 mesi in barrique di rovere francese. Già solo la complessità strutturale del vino ed il processo di affinamento potrebbero bastare a sottoscrivere l’impegno e l’orientamento verso un prodotto di qualità caratteristico di questa azienda vinicola.
Siamo arrivati finalmente alla degustazione. Appena versato nel bicchiere, sono stato avvolto da un ventaglio olfattivo veramente ampio.
La vista: il colore rosso rubino appare splendente e roteandolo nel calice lascia ampi “archetti”. Il grado alcolico è del 14% … ci piace!
L’olfatto: al naso la sua intensità ci regala profumi intriganti, partendo da una ciliegia croccante data appunto dalla sua giovane età, cassis, peonia, cacao, moka e per finire un sentore di tabacco da sniffo.
Il gusto: in bocca tutto quello che l’olfatto ci aveva anticipato viene effettivamente corrisposto con un’alternanza di freschezza e “speziatura” che con il passare del tempo si definisce in chiodi di garofano e bacche di ginepro. Sul finire esce il tannino scalpitante che deve essere domato con il tempo…un vero capolavoro!
Insomma, Ferdinando III, Granduca di Toscana, sarebbe fiero di sapere che in quest’area chiamata Maremma, da lui iniziata alla bonifica nel 1800, oggi viene prodotto un vino cosi.
Abbinamento: piccione ripieno alla toscana.
Signore e signori godetevi questa bottiglia, alla prossima
Diego